Felice di essere qui
Inviato: 14/07/2010, 7:00
Salve a tutti,
è un piacere scoprire tante persone che condividono la stessa passione. Personalmente, mi sono iscritto perchè dopo anni della mia infanzia passati a spendere cifre interessanti con monete da 200 e 500 lire, ho deciso che era il momento di realizzare uno dei miei sogni di bambino: mettere un cabinato in casa. Presto metterò online le foto del cabinato e chiederò aiuto per restaurare il cab e renderlo un gioiellino.
Come descrivere la mia esperienza di videogiocatore? Così:
Storia di un videogiocatore. Historia Videoludica Parte Prima
“Adesso è facile essere videogiocatori. Adesso ci sono i tornei, le olimpiadi, gli sponsor e con essi i soldi. Adesso puoi parlare di videogiochi con chi ha anche 30 anni più di te. Allora non era così, e io l’ho vissuto quel periodo. Allora eri uno smanettone, un tizio da “sala giochi”, per la società eri un malato. Per mia madre ero perduto, per lei stavo sempre dietro a un controller a fare “NDING-NDING!!”" – StefsTM
“Ma il tasto F12 è un tasto? Perchè servirà a qualcosa no? Se lo premo che succede? Incasino il PC di qualcun’altro?” – John Stewart
Io ho iniziato a videogiocare intorno ai 5 anni. Ripercorrerò questo ventennio in diversi post.
Se sono quello che sono (chi?cosa?che?) è anche a causa dei videogiochi. Il sottoscritto ha avuto la possibilità di seguire l’evoluzione del “videogioco” da vicino, da così vicino che credo che i miei occhi siano più deboli a causa delle ore passate a fissare un televisore prima e un monitor poi.
Io sono nato nel 1982: l’anno di Conan il Barbaro, di Rocky III e Rambo di E.T. e di Blade Runner. L’anno degli Azzurri campioni del mondo e del Commodore 64.
Non vorrei dire cazzate, ma penso che a 6 anni avessi già messo le mani su dei videogiochi. Insomma durante gli anni delle elementari smanettavo animatamente sui giochi da bar (desiderando quindi di averne uno a casa, senza poi riuscire a decidere quale scegliere) e i flipper. Per non parlare di tutta quella miriade di videogiochi con il monitor LCD! Quegli anni posso dire senza paura di essere smentito che spendendo un patrimonio (non mio) mi sono fatto le ossa (in particolare quelle della mano) per gli anni che sarebbero venuti. Dopotutto gente stiamo parlando del 1988 di un paesino pedemontano dell’ appennino emiliano e di tempo libero a pacchi. E di solitudine da figlio unico. A quei tempi le mie certezze erano queste: i cartoni animati al mattino e al pomeriggio con bimbumbam, la scuola, i compagni di scuola, i topolino, la campagna, un pallone da calcio, i giocattoli, il bar coi suoi videogiochi e le sale-giochi. Fine. Videogiocare faceva passare il tempo e mi divertiva -secondo mia madre mi tirava scemo-.
Nella mia Historia Videoludica ci sono tre filoni principali:
I giochi da Bar o Arcade
I giochi da Console
I giochi da PC.
E’ ovvio che non posso parlare di tutto in un sol post, quindi questa inizierò a scrivere per quel che riguarda I giochi da Bar o Arcade.
Come potrete intuire dalla definizione stessa questo tipo di intrattenimento era a pagamento e si trovava in locali certamente non per bambini: i Bar. Quegli stessi Bar descritti in modo egregio da Stefano Benni (se non sapete di cosa io stia parlando avete tempo 24 ore per procurarvi e leggere “Bar Sport”), quei Bar che facevano preoccupare le nostre madri, quei Bar in cui il pavimento era unto e appiccicoso, pieno di resti di sigarette, di cibo e di liquidi di varia natura e provenienza. I primissimi tempi nessuno di noi giovani virgulti era abbastanza alto da arrivare ai comandi e vedere le immagini dello schermo incassato nel famigerato “cassone” (Termine tecnico-> cabinato = struttura in legno comprensiva di joystick e pulsanti per i comandi, casse per l’audio e uno schermo incassato, generalmente inclinato e protetto dal vetro) così si rimediava una sedia o al massimo uno sgabello.
La sedia era forse la soluzione migliore per videogiocare perchè ci si poteva stare in piedi senza problemi, e questo garantiva una libertà di comando decisamente migliore rispetto allo sgabello che imponeva una posizione da tortura medievale (ma pur di giocare questo ed altro!).
In quel periodo i cassoni erano qualcosa di cui il proprietario del bar non andava fiero, essi infatti appartenevano a quel mondo fatto di soli maschi ragazzi e bambini (mai visto una femmina videogiocare per almeno 8 anni da quando ho iniziato) e sporadicamente adulti, considerati “strani”. Agli occhi dell’uomo medio queste persone avevano una vera e propria malattia che rasentava la dipendenza. Effettivamente a pensarci bene i tratti della dipendenza c’erano tutti:
1 – Per avere quel che volevi dovevi recarti in luoghi poco frequentati e per questo non degni di buona fama.
2 – Della tua dipendenza era sconveniente parlare in pubblico, tua madre evitava sapientemente di menzionare che il suo bravo figliuolo frequentasse certi posti
3 – La tua dipendenza aveva un costo (insert coin).
4 – Il tuo spacciatore (il cassone) aveva sempre la meglio su di te, sapendo che prima o poi saresti tornato per un’altra dose.
5 – A volte per arrivare allo spacciatore c’era bisogno di un intermediario (la persona dei gettoni)
6 – Finiti i soldi era questione di minuti prima dell’insorgere dei sintomi della crisi d’astinenza: ricerca spasmodica di altri soldi nei meandri e nelle pieghe dei vestiti, nelle fessure del “resto” degli altri cassoni, sul pavimento lurido, incastrati tra le fessure delle parti in legno che costituivano il cassone.. ovunque!
La persona dei gettoni: Figura maschile o femminile presumibilmente di mezza età, con una puzzolentissima sigaretta perennemente fumante e penzolante dalle labbra. Solitamente questa persona era intenta nella lettura di una rivista, possibilmente ricca di fotografie – il meglio del meglio era un fotoromanzo – e svolgeva il suo lavoro, nonchè la sua esistenza da dietro un gabbiotto che ne nascondeva il corpo fatta eccezione del busto. Raramente la persona dei gettoni usciva dal gabbiotto, ma quando questo accadeva poteva significare due cose: uno dei cassoni si era rotto o era tempo di prelevare l’incasso. La prima operazione solitamente scaraventava il videogiocatore nel panico e nell’angoscia se non in una vera e propria crisi di nervi. Questo aveva a che vedere col Record (di cui parlerò in seguito). La manovra dell’ incasso era un evento capace di cambiare l’atmosfera di colpo perchè le viscere del cassone venivano svuotate dai secchi (letteralmente) di monete/gettoni all’interno…ma sopratutto era possibile muovere a pietà l’essere umano intento a compiere questa manovra per ottenere i leggendari “crediti extra” (Partite Gratuite). Le frasi potevano essere “Mi metti una partità in più?” a “Quando posso ricominciare a giocare?” solitamente simili appelli cadevano nel vuoto. Tuttavia nei miei lunghi anni di videogiocatore ho visto gesti di enorme carità, come quando una volta (forse per sbaglio) il tizio in questione mise 50 crediti gratuiti. Delirio!
(Fine Parte Prima)
Come ho scritto nel Titolo:
Felice di essere qui.
è un piacere scoprire tante persone che condividono la stessa passione. Personalmente, mi sono iscritto perchè dopo anni della mia infanzia passati a spendere cifre interessanti con monete da 200 e 500 lire, ho deciso che era il momento di realizzare uno dei miei sogni di bambino: mettere un cabinato in casa. Presto metterò online le foto del cabinato e chiederò aiuto per restaurare il cab e renderlo un gioiellino.
Come descrivere la mia esperienza di videogiocatore? Così:
Storia di un videogiocatore. Historia Videoludica Parte Prima
“Adesso è facile essere videogiocatori. Adesso ci sono i tornei, le olimpiadi, gli sponsor e con essi i soldi. Adesso puoi parlare di videogiochi con chi ha anche 30 anni più di te. Allora non era così, e io l’ho vissuto quel periodo. Allora eri uno smanettone, un tizio da “sala giochi”, per la società eri un malato. Per mia madre ero perduto, per lei stavo sempre dietro a un controller a fare “NDING-NDING!!”" – StefsTM
“Ma il tasto F12 è un tasto? Perchè servirà a qualcosa no? Se lo premo che succede? Incasino il PC di qualcun’altro?” – John Stewart
Io ho iniziato a videogiocare intorno ai 5 anni. Ripercorrerò questo ventennio in diversi post.
Se sono quello che sono (chi?cosa?che?) è anche a causa dei videogiochi. Il sottoscritto ha avuto la possibilità di seguire l’evoluzione del “videogioco” da vicino, da così vicino che credo che i miei occhi siano più deboli a causa delle ore passate a fissare un televisore prima e un monitor poi.
Io sono nato nel 1982: l’anno di Conan il Barbaro, di Rocky III e Rambo di E.T. e di Blade Runner. L’anno degli Azzurri campioni del mondo e del Commodore 64.
Non vorrei dire cazzate, ma penso che a 6 anni avessi già messo le mani su dei videogiochi. Insomma durante gli anni delle elementari smanettavo animatamente sui giochi da bar (desiderando quindi di averne uno a casa, senza poi riuscire a decidere quale scegliere) e i flipper. Per non parlare di tutta quella miriade di videogiochi con il monitor LCD! Quegli anni posso dire senza paura di essere smentito che spendendo un patrimonio (non mio) mi sono fatto le ossa (in particolare quelle della mano) per gli anni che sarebbero venuti. Dopotutto gente stiamo parlando del 1988 di un paesino pedemontano dell’ appennino emiliano e di tempo libero a pacchi. E di solitudine da figlio unico. A quei tempi le mie certezze erano queste: i cartoni animati al mattino e al pomeriggio con bimbumbam, la scuola, i compagni di scuola, i topolino, la campagna, un pallone da calcio, i giocattoli, il bar coi suoi videogiochi e le sale-giochi. Fine. Videogiocare faceva passare il tempo e mi divertiva -secondo mia madre mi tirava scemo-.
Nella mia Historia Videoludica ci sono tre filoni principali:
I giochi da Bar o Arcade
I giochi da Console
I giochi da PC.
E’ ovvio che non posso parlare di tutto in un sol post, quindi questa inizierò a scrivere per quel che riguarda I giochi da Bar o Arcade.
Come potrete intuire dalla definizione stessa questo tipo di intrattenimento era a pagamento e si trovava in locali certamente non per bambini: i Bar. Quegli stessi Bar descritti in modo egregio da Stefano Benni (se non sapete di cosa io stia parlando avete tempo 24 ore per procurarvi e leggere “Bar Sport”), quei Bar che facevano preoccupare le nostre madri, quei Bar in cui il pavimento era unto e appiccicoso, pieno di resti di sigarette, di cibo e di liquidi di varia natura e provenienza. I primissimi tempi nessuno di noi giovani virgulti era abbastanza alto da arrivare ai comandi e vedere le immagini dello schermo incassato nel famigerato “cassone” (Termine tecnico-> cabinato = struttura in legno comprensiva di joystick e pulsanti per i comandi, casse per l’audio e uno schermo incassato, generalmente inclinato e protetto dal vetro) così si rimediava una sedia o al massimo uno sgabello.
La sedia era forse la soluzione migliore per videogiocare perchè ci si poteva stare in piedi senza problemi, e questo garantiva una libertà di comando decisamente migliore rispetto allo sgabello che imponeva una posizione da tortura medievale (ma pur di giocare questo ed altro!).
In quel periodo i cassoni erano qualcosa di cui il proprietario del bar non andava fiero, essi infatti appartenevano a quel mondo fatto di soli maschi ragazzi e bambini (mai visto una femmina videogiocare per almeno 8 anni da quando ho iniziato) e sporadicamente adulti, considerati “strani”. Agli occhi dell’uomo medio queste persone avevano una vera e propria malattia che rasentava la dipendenza. Effettivamente a pensarci bene i tratti della dipendenza c’erano tutti:
1 – Per avere quel che volevi dovevi recarti in luoghi poco frequentati e per questo non degni di buona fama.
2 – Della tua dipendenza era sconveniente parlare in pubblico, tua madre evitava sapientemente di menzionare che il suo bravo figliuolo frequentasse certi posti
3 – La tua dipendenza aveva un costo (insert coin).
4 – Il tuo spacciatore (il cassone) aveva sempre la meglio su di te, sapendo che prima o poi saresti tornato per un’altra dose.
5 – A volte per arrivare allo spacciatore c’era bisogno di un intermediario (la persona dei gettoni)
6 – Finiti i soldi era questione di minuti prima dell’insorgere dei sintomi della crisi d’astinenza: ricerca spasmodica di altri soldi nei meandri e nelle pieghe dei vestiti, nelle fessure del “resto” degli altri cassoni, sul pavimento lurido, incastrati tra le fessure delle parti in legno che costituivano il cassone.. ovunque!
La persona dei gettoni: Figura maschile o femminile presumibilmente di mezza età, con una puzzolentissima sigaretta perennemente fumante e penzolante dalle labbra. Solitamente questa persona era intenta nella lettura di una rivista, possibilmente ricca di fotografie – il meglio del meglio era un fotoromanzo – e svolgeva il suo lavoro, nonchè la sua esistenza da dietro un gabbiotto che ne nascondeva il corpo fatta eccezione del busto. Raramente la persona dei gettoni usciva dal gabbiotto, ma quando questo accadeva poteva significare due cose: uno dei cassoni si era rotto o era tempo di prelevare l’incasso. La prima operazione solitamente scaraventava il videogiocatore nel panico e nell’angoscia se non in una vera e propria crisi di nervi. Questo aveva a che vedere col Record (di cui parlerò in seguito). La manovra dell’ incasso era un evento capace di cambiare l’atmosfera di colpo perchè le viscere del cassone venivano svuotate dai secchi (letteralmente) di monete/gettoni all’interno…ma sopratutto era possibile muovere a pietà l’essere umano intento a compiere questa manovra per ottenere i leggendari “crediti extra” (Partite Gratuite). Le frasi potevano essere “Mi metti una partità in più?” a “Quando posso ricominciare a giocare?” solitamente simili appelli cadevano nel vuoto. Tuttavia nei miei lunghi anni di videogiocatore ho visto gesti di enorme carità, come quando una volta (forse per sbaglio) il tizio in questione mise 50 crediti gratuiti. Delirio!
(Fine Parte Prima)
Come ho scritto nel Titolo:
Felice di essere qui.